La Lancia Stratos di Giuseppe Virzì grande protagonista degli anni 80 in tutto il territorio siciliano. (Foto B. Lo Duca)
Il decennio di cui stiamo apprestando ad occuparci è stato caratterizzato da ripetuti cambiamenti nella lunghezza del percorso di gara, che è stato utilizzato in ben quattro configurazioni diverse in appena nove edizioni della gara. Nel 1981 si corse su un tracciato ridotto a km 5,750 per via dell’eliminazione dell’ultimo, bellissimo tratto (quello della pineta), che mancava di una adeguata recinzione ed inoltre, nell’ultimo tornante, non era stato ancora collocato il doppio guard-rail che c’è oggi, sicchè, per motivi di sicurezza, dopo gli incidenti ivi accaduti nelle ultime edizionidegli anni ’70, si decise di far concludere la gara all’altezza del bivio per Martogna. Dall’82 all’84, messo in sicurezza il tratto finale, si tornò al classico percorso di 6,670 km, nella tradizionale configurazione con la quale si gareggiava fin dall’ormai lontano 1958, mentre dall’85 all’87 la partenza fu spostata in avanti, per cui il percorso di gara misurò, per queste tre edizioni, 5,890 km. Infine, dall’88 in poi si intraprese la strada delle due manche di gara e a partire da tale anno il tracciato complessivo misurerà 11.780 metri (cioè 5,890 km x2).
Un’altra importantissima novità che ha caratterizzato gli anni ’80 riguarda il radicale cambio dei regolamenti sportivi internazionali, cui pure l’Italia dovette adeguarsi, relativamente alle tipologie di vetture ammesse: nel 1982 infatti, furono introdotti i nuovi gruppi N, A e B, che presero il posto dei vecchi gruppi 1, 2, 3, 4 e 5, i quali nelle gare italiane continuarono in via transitoria ad essere ammessi, eccezion fatta per il gr. 1 (sostituito subito dal gr. N), fino al 1985, cosicchè, visto che il gr. 6 (Sport prototipi C3) rimase invariato, in tale periodo si assistette a gare con ben otto categorie diverse di auto partecipanti, a loro volta suddivise nelle varie classi.
Inoltre, dal 1987 venne introdotto, in aggiunta ai quattro rimasti, anche il gruppo Sport Nazionale, destinato negli anni ’90 a trasformarsi in gr. CN ed a sostituire definitivamente i potenti prototipi (oggi ancora molto rimpianti) del gr. C3. Questa situazione di caos ed incertezza, con l’esclusione delle tantissime auto ancora perfettamente efficienti preparate secondo i vecchi regolamenti, cui vanno aggiunti l’aumento espotenziale dei costi ed il crescente successo degli slalom – che, oltre ad essere molto più economici, ammettevano al via praticamente tutte le vetture escluse dalle salite – determinò in tutta Italia una terribile crisi delle cronoscalate, che coinvolse inevitabilmente anche la Monte Erice, nella quale si passò dagli oltre 200 piloti verificati (per una gara che all’epoca non aveva alcuna validità di campionato italiano…) degli anni ’81 ed ’82 ad appena 78 partenti dell’edizione del 1987: un rapidissimo, incredibile, sconfortante crollo!
Per la prima volta la pioggia turba la Monte Erice: in prova i piloti salgono incolonnati dietro al Direttore di Gara. Nella foto le X1/9 di Occhipinti, Sottile e Fortunato (Foto Gallà)
Passando all’aspetto strettamente agonistico, va segnalato che la Monte Erice ha avuto, per tutto il decennio in esame, un grandissimo, immenso protagonista, che risponde al nome di Benny Rosolia. Il grande pilota marsalese, amatissimo dal pubblico oltre che per la sua guida aggressiva e spettacolare anche per essere quasi un pilota locale, si è infatti aggiudicato i 2/3 delle nove edizioni disputate negli anni ’80, concedendo la vittoria ad altri due grandissimi campioni, entrambi catanesi, solo nel 1981 (quando, con una prestazione davvero fantastica, vinse la corsa il compianto Piero La Pera, che qualche mese dopo sarebbe tragicamente deceduto a Sortino), nel 1985 e nel 1988, che videro la vittoria di Enrico Grimaldi.
Ignazio Serra porta in gara una bellissima AMS 2000 (Foto Gallà)