Gli anni 50

Riteniamo doveroso iniziare il racconto di questa lunga ed affascinante avventura illustrando in modo estremamente sintetico quale fosse il contesto storico e territoriale dell’epoca, rappresentando la “cursa ‘o munti” uno degli eventi sportivi e, perchè no, socio-culturali più amati ed attesi ogni anno da tutta la popolazione del cosiddetto agro ericino, termine con il quale si descrive l’estremo lembo occidentale della Sicilia, denominato dal promontorio del Monte Erice (alto 752m. s.l.m.) e caratterizzato da un vasto territorio a tratti pianeggiante, a tratti collinare, per buona parte bagnato dal mare, comprendente gli attuali comuni di Trapani, Valderice, Erice, Paceco, Buseto Palizzolo, Custonaci e San Vito Lo Capo, cui vanno aggiunte innumerevoli frazioni e contrade facenti parte dei territori di tali comuni.

In epoca medioevale il centro più importante di tutta l’area era la città di Erice, di origine fenicie, vera capitale della zona, ben più importante economicamente, militarmente e culturalmente rispetto a Trapani. A partire dal Sec. XVI iniziò però per il paese montano una irreversibile decadenza che lo porterà, come risulta dai dati del censimento del 1861, a perdere oltre i 4/5 della popolazione a favore dei numerosissimi borghi pedemontani e della città di Trapani, ormai il vero punto di riferimento dell’intera area.

Al termine della seconda guerra mondiale l’agro ericino, come del resto un pò tutta l’Italia ed ancora di più il meridione, appariva devastato ed in condizioni di estremo degrado socio-economico ma un pò grazie all’Autonomia statuaria della Regione Sicilia (precedente addirittura la Costituzione italiana) un pò grazie alla laboriosità ed alle lotte, spesso aspre e sanguinose, delle popolazioni locali, un pò grazie agli aiuti del Piano Marshall, iniziò una lenta ma costante ripresa economica anche per la nostra zona, tant’è che all’inizio del 1953 fu inaugurato il rifacimento, interamente finanziato con fondi regionali, della strada, all’epoca chiamata “panoramica”, sede dell’attuale tracciato di gara, realizzato con caratteristiche tecnico-costruttive che per l’epoca erano all’avanguardia e che ancor oggi fanno della Monte Erice una delle cronoscalate più sicure, suggestive e tecnicamente valide dell’intero panorama nazionale.

Fin da allora, grazie all’impegno di un gruppo di appassionati automobilisti quali il Cav. Fabrizio Adragna (all’epoca presidente dell’A. C. di Trapani), il suo successore Comm. Stefano Fontana, il presidente dell’E.P.T. Attilio Amodeo (che vantava anche una partecipazione al Rally di Montecarlo!) ed altri coraggiosi pionieri appassionati di auto – per la verità abbastanza abituati alle corse automobilistiche in quanto a Trapani era collocato l’arrivo della prima tappa del glorioso Giro di Sicilia ed in zona c’era l’ex aeroporto militare di Kinisia (oggi trasformato in kartodromo, utilizzato anche per la disputa di competizioni automobilistiche di slalom e F. Challenge), sul quale si organizzavano spesso gare di auto – furono iniziate le lunghe e complicate pratiche per dar luogo alla manifestazione che, grazie alla testardaggine ed alla personalità di questo ristretto gruppo di sportivi, nonchè alla disponibilità manifestata dal Prefetto e dalle altre autorità dell’epoca, venne deliberata, con tanto di regolamento di gara approvato dalla CSAI, la 1ª corsa automobilistica in salita Trapani-Monte Erice, iscritta a calendario per domenica 5 settembre 1954, su un percorso di bel 16,550 Km., con partenza dalla centralissima Piazza Vittorio Emanuele di Trapani, davanti agli uffici dell’A.C.di Trapani (l’attuale sede sarà costruita qualche anno dopo) attraversamento di vari borghi pedemontani ed arrivo fissato ad Erice sul Viale delle Pinete, a pochi passi dall’inizio dell’abitato del meraviglioso centro medievale.

Tanto per capire quali fossero le difficoltà organizzative di una simile manifestazione, basti pensare che la gara attraversava in totale la bellezza di 83 (avete letto bene: ottantatrè!) incroci, 38 dei quali nella sola città di Trapani, e che, per garantire la chiusua al traffico dell’intero percorso, soltanto in tali incroci furono utilizzati più di 150 agenti, cui ne vanno aggiunti molti altri dislocati altrove, specialmente negli ultimi sette chilometri (sostanzialmente l’attuale percorso di gara): col senno di poi, una siffatta impresa appare veramente incredibile e si può spiegare solo con l’entusiasmo, ai limiti dell’incoscienza, delle persone che l’hanno fortemente voluta.

Concludiamo rilevando che nel 1954 la città di Valderice non esisteva ancora nè come nome nè come comune, ma era solo un borgo popoloso amministrato da Erice vetta, chiamato Paparella-San Marco. Solo l’anno successivo la Regione Sicilia le concederà l’autonomia amministrativa con tale, analoga denominazione, che con la legge regionale 25/1/1958 sarà definitivamente trasformata in Valderice, curiosamente proprio nel primo anno in cui la partenza della Monte Erice sarà ivi collocata, cosa che avverrà per tutte le successive edizioni.