L’indimenticabile Fabio Danti mostra la sua grinta al volante della Skoda Felicia ufficiale (Foto B. Lo Duca)
Pur nel contesto del perdurante, grave periodo di crisi delle cronoscalate italiane, gli anni ’90 rappresentano per la Monte Erice un decennio importantissimo: la nostra gara, infatti, entra stabilmente nel giro del Campionato Italiano Velocità Montagna e comincia ad annoverare al via i migliori fuoriclasse delle salite come “The King” Mauro Nesti, Pasquale Irlando, Giulio Regosa, Franz Tschager, Denny Zardo, Mirco Savoldi ed il mai dimenticato Fabio Danti, tutta gente che ha dominato non solo in Italia ma anche, e soprattutto, in Europa.
Inoltre con l’introduzione della nuova categoria denominata prima Supersalita, poi Challenge Salita e dopoi E1 Italia, cominciano a vedersi in quantità sempre crescente auto affascinanti e potentissime, nonchè piloti che diventeranno un vero e proprio “cult” per il pubblico trapanese: basti pensare alle fantastiche Alfa 155 V6, alle Lancia Delta “ipervitaminizzate” o alle varie Skoda ufficiali, nonchè a piloti come Antonino La Vecchia (subito divenuto un vero e proprio beniamino dei locali), Cappellari, Pezzolla, e via elencando. Dal ’90 arrivano anche le vetture di Formula 2000 e F. Junior, facendo si che, dopo le piccole F. k250 degli anni ‘ 60, si possano vedere nuovamente all’opera tra i tornanti ericini auto da corsa con le ruote scoperte.
I costi sempre più elevati, la concorrenza spietata di altre discipline come gli slalom (che in Sicilia sono nel frattempo diventati la specialità automobilistica col maggior numero di praticanti) ed i rallies (anch’essi sempre frequentatissimi nell’isola) e, sopratutto, il drastico crollo delle gare in salita organizzate in Sicilia (passate dalle circa 15 dei primi anni ’80 alle tre-quattro a stagione dei ’90), fenomeno che non si capisce bene se costituisca più la causa o l’effetto della crisi della specialità nella nostra regione, hanno purtroppo ridotto in maniera drastica la quantità media dei partecipanti alla gara ericina, nonostante la massima titolazione nazionale ed un numero sempre più elevato di piloti del centro-nord presenti anno dopo anno, quasi tutti molto soddisfatti, per non dire entusiasti, sia del tracciato di gara che dell’amenità della zona.
La Corsini Formula Fire di Antonio Pezzano (Foto B. Lo Duca)
A questo calo di presenze si è cercato di sopperire introducendo dal ’90 le auto storiche e dal ’92 anche la “gara club”, riservata alle vetture di scaduta omologazione, denominata “Erice Day” e disputata in unica manche e con classifica separata.
La Porsche 911 storica di Giuseppe Salerno (Foto B. Lo Duca)
Oggi le vetture storiche e le “scadute” corrono quasi in tutte le salite italiane ma, se è risaputo che le “nonnine” sono state introdotte per la prima volta nelle cronoscalate del centro-nord prendendo poi piede anche in Sicilia (che nel giro di pochi anni diventerà la seconda regione italiana quanto a parco autostoriche da corsa portate in gara dopo la Toscana), ben pochi sanno che l’ammissione nelle cronoscalate italiane delle vetture con omologazione scaduta, che allora gereggiavano solo in pista, è stata “inventata” proprio in Sicilia, dal vulcanico Nicola Cirrito, fondatore del Tem Palikè (nonche valido ex pilota, più volte in gara pure ad Erice), che ne ha previsto la partecipazione, regolarmente concessa dalla CSAI, per la prima volta in Italia nella “sua” cronoscalata (oggi purtroppo non più disputata) Città di Caltavuturo, che si correva in parte su un tratto del mitico “piccolo circuito” della Madonie.
E’ stato anche grazie a tutte queste nuove categorie e tipologie di vetture ammesse, oltre che ad indovinate politiche gestionali di alcuni gestori del CIVM (prima tra tutte la Salerno Corse), che pian pianino le cronoscalate hanno iniziato a riprendere quota, fino a giungere alla decisa, grande ripresa degli anni ‘2000, di cui si parlerà in altra pagina.